Quartieri



I nostri quartieri, la nostra vita, la nostra storia.

 

Scorci e vicoli - di ieri e di oggi - vedute e terrazze, una strada, un mercato, il profumo del mare che brilla in lontananza. Fotografie: istantanee di una vita, quella di tutti noi romani. Momenti di eternità che aprono il cuore, che fanno versare lacrime - dolci o salate - per un amico o per un amore che non c’è più ma che potrebbe ritornare. Fotografie: quelle brillantemente messe in musica e parole da un grande cantautore romano come Claudio Baglioni - montesacrino doc - con un ritmo e una intensità inimitabili. I colori che cambiano, le foglie che cadono, l’estate che lascia il posto all’autunno e poi via, dritti incontro all’inverno freddo e pungente in attesa di una nuova e promettente primavera sotto il cielo di Roma: un cielo che non ha nulla da invidiare a quello di Parigi!

 

RaccontaRoma vuole essere un po’ di tutto questo: il racconto della città e dell’uomo, parafrasando Sant’Agostino. La quotidianità, i problemi, la realtà, ma anche i ricordi, i sogni e le ambizioni di una cittadinanza attiva e desiderosa di cambiare passo per migliorare la propria qualità di vita, in un contesto urbano unico e raro quale quello della Città Eterna.

 

Seguiteci e raccontateci la vostra Roma. A noi interessa.

 

 

[Alessandro Quinti] - Direttore Editoriale


I QUARTIERI DI ROMA

 

nacquero con l’incremento demografico della città, i costruttori, spinti da una domanda crescente, furono obbligati ad andare “fori de porta” superando il millenario limite delle mura aureliane. La fisionomia urbanistica e sociale dei quartieri era nettamente diversa da quella dei rioni: vie dritte e larghe costruzioni come palazzetti privati, villini e ville, progettate e realizzate intensivamente per i vari strati del ceto impiegatizio. La città si espanse in più direzioni seguendo in preferenza le direttrici delle strade consolari. Fu nel 1911 che il Comune decise la regolarizzazione dei nuclei organizzati fuori le mura. Da quel preciso momento storico, a Roma, il termine “quartiere” non sta più a significare la quarta parte di una città, ma indica una circoscrizione urbana esterna alla cerchia muraria: per quartieri di Roma si intendono le zone di nuova urbanizzazione nate dopo l'istituzione dell'ultimo rione, “Prati”.


[Dai nostri quartieri] 

Il Cinematografo: un brevetto dei fratelli Lumière. 

 

Il 13 febbraio del 1894 i fratelli Lumière brevettarono il Cinematografo: uno strumento in grado di catturare e riprodurre immagini, unendo le proprietà di una camera da presa e di un proiettore. Con il Cinematographe la realtà per la prima volta non era più statica, ma ripresa nel suo continuo divenire. Si completava così una ricerca scientifica durata circa otto secoli. La prima dimostrazione del suo funzionamento avvenne nell'aprile del 1895 presso la Société d'Encouragement à l'Industrie Nationale di Parigi. Otto mesi più tardi venne presentato al pubblico al Salon Indien du Grand Café - una sala nel seminterrato dello storico locale parigino di Boulevard des Capucines, vicino alla Place de l'Opéra -. I dieci episodi di vita reali proiettati sullo schermo entusiasmarono pubblico e stampa. Continua a leggere

 

 

Ai due geniali fratelli il III Municipio di Roma ha dedicato una strada, “Largo fratelli Lumière”, nel quartiere Vigne Nuove.  

 

[di Redazione]


[Dai nostri quartieri] 

 

Il "Mercatino di Natale": domenica 2 dicembre in via Ugo Ojetti. A spasso nella cultura!

 

Il Natale si avvicina a grandi passi, e con esso - come ogni anno - scatta inevitabilmente la corsa al regalo.

Tra le strade del III Municipio della Capitale maggiormente percorse, alla frenetica ricerca di un’idea originale, vi è sicuramente la centralissima Via Ojetti, nel cuore del quartiere Talenti, che oggi, domenica 2 dicembre, nonostante il blocco del traffico, ospita il tradizionale “Mercatino di Natale”. 

Ma chi era Ugo Ojetti?

Scopriamolo insieme, ripercorrendo la vita e le opere di questo grande scrittore, giornalista e critico d’arte che ha cambiato il modo di vedere la cultura nella prima metà del Novecento. 

 

Nato a Roma il 15 luglio del 1871, figlio di un architetto e restauratore, e quindi educato all'arte, Ugo Ojetti si laureò in legge all’età di ventun’anni, dopodiché si dedicò prevalentemente al giornalismo e alla critica d'arte.

Personalità di vastissima cultura scrisse per diversi giornali, dall'Illustrazione italiana, alla Tribuna al Corriere della Sera. Organizzò numerose mostre d'arte, come esperto in particolare del Rinascimento e del Secentismo, ma con interessi che spaziavano fino alla pittura e scultura contemporanea.  Diede vita ad importanti iniziative editoriali, come "Le più belle pagine degli scrittori italiani" per l'editrice Treves e la collana de "I Classici italiani" per Rizzoli. Per il teatro scrisse, assieme a Renato Simoni, la commedia in quattro atti Il matrimonio di Casanova. Fece parte fino al 1933 del consiglio di amministrazione della Enciclopedia Italiana.

Nei sette volumi che costituiscono la raccolta Cose viste, sono contenuti articoli da lui scritti per il "Corriere della Sera" dal 1921 al 1943. Quelli scritti fra il 1904 e il 1908 per l'"Illustrazione italiana" vennero invece pubblicati nei due volumi de I capricci del conte Ottavio, usciti rispettivamente nel 1908 e nel 1910. Scritto con uno stile che si pone fra la critica e il reportage, Alla scoperta dei letterati, pubblicato ancora in giovane età nel 1895, fu considerato, e come tale fece discutere, un momento di analisi profonda del movimento letterario dell'epoca, ricavato attraverso interviste a scrittori celebri come Antonio FogazzaroGiosuè CarducciMatilde Serao e Gabriele D'Annunzio.

Profondo conoscitore ed appassionato studioso di arte, Ugo Ojetti ha pubblicato sull'argomento diversi importanti libri: Ritratti di artisti italiani (in due volumi, 1911 e 1923), I nani tra le colonne (1920), Raffaello e altre leggi (del 1921), La pittura italiana del Seicento e del Settecento (1924), l' Atlante di storia dell'arte italiana (due volumi, 1925 e 1934) e La pittura italiana dell'Ottocento (1929) e Ottocento, Novecento e via dicendo (1936).

Come scrittore di narrativa, Ojetti è ricordato per i romanzi Senza Dio (scritto quand'era poco più che ventenne, nel 1894), Mimì e la gloria (del 1908) e Mio figlio ferroviere (1922).

Fondatore della rivista d'arte "Dedalo" (uscita dal 1920 al 1933), Ojetti diresse a Milano dal '33 al '35 "Pan", rivista fondata sulle ceneri della precedente esperienza fiorentina della Rassegna di lettere ed Arti "Pègaso".

Nominato Accademico d'Italia nel 1930, Ojetti è celebre anche per i suoi aforismi, massime e pensieri, molti dei quali sono raccolti nel volumetto Sessanta, uscito nel 1937, ma scritto dall'autore per i suoi sessant'anni, cioè nel 1931.

 

Ne citiamo a titolo di esempio tre che sono rimasti famosi: "Dì bene del tuo nemico soltanto se sei certo che glielo andranno a riferire", "Se vuoi offendere un avversario, lodalo a gran voce per le qualità che gli mancano" "Amare col buio, dormire col sole, mangiare in silenzio: tre sciocchezze", dove il cinismo romanesco si unisce efficacemente ad una saggezza senza tempo.

Troppo rapidamente dimenticato dopo la morte, avvenuta a Firenze il 1 gennaio del 1946, Ojetti sta ritrovando una certa visibilità e viene più frequentemente citato, specie nella storia e critica d'arte, negli ultimissimi anni.

 

La sua ricca biblioteca (circa 100mila volumi) venne donata nel 1977 da sua figlia Paola (1911-1978), anche lei giornalista e dedicataria delle Cose viste, al Gabinetto Viesseux di Firenze, dove si trova tutt'oggi, come fondo Ugo e Paola Ojetti. 

 

[di Redazione]


[Dai nostri quartieri]  

 

In ricordo della tragedia di via Ventotene. 

 

Il “Manifesto di Ventotene”, isola del Mar Tirreno alla quale il III Municipio di Roma ha dedicato una via nel cuore di Valmelaina - teatro della tragica e indimenticabile esplosione che, 17 anni fa, la mattina del 27 novembre 2001 alle ore 9,27 investì il civico 32, a causa di una fuga di gas in cui persero la vita 8 persone, 4 civili e 4 Vigili del Fuoco - gettò le fondamenta del movimento federalista europeo, che aveva come scopo la creazione di un’Europa federale libera e unita. Ripercorriamone dunque le tappe salienti. 

Quella che nel medioevo era l’utopia della rinascita dell’Impero romano, nel Cinquecento con Machiavelli diventa un equilibrio di Stati sovrani. Da lì poi il pensiero si evolverà passando per le menti e le penne illustri di Voltaire e di Mazzini, fino a scontrarsi con il momento più difficile della storia del nostro continente, ovvero la nascita dei totalitarismi e la Seconda guerra mondiale.

Proprio in questo periodo, nell’agosto del 1941, quando il conflitto sembra ancora destinato ad essere vinto dalle forze dell’Asse, alcune menti illuminate del panorama intellettuale italiano stendono quello che verrà ricordato come il “Manifesto di Ventotene”, un’isola del Mar Tirreno situata al largo della costa laziale, in provincia di Latina.

La gestazione di quest’opera da parte di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, al confino sull’isola di Ventotene appunto, durò all’incirca sei mesi. Essi furono ispirati da un libro scritto da Junius (pseudonimo usato da Luigi Einaudi) pubblicato circa vent’anni prima.

Il “Manifesto di Ventotene” - steso da Spinelli e Rossi insieme con Eugenio Colorni e Ursula Hirschman - rappresenta un fondamentale documento che traccia le linee guida di quella che sarà la carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.

Nel documento viene sottolineato come i principi che nacquero dalla Società delle Nazioni in seguito alla Prima guerra mondiale si fossero persi, lasciando spazio al nazionalismo imperialista delle potenze. Come gli ordinamenti democratici si fossero svuotati del loro senso lasciando spazio a plutocrati e monopolisti; e come lo spirito critico scientifico fosse stato sostituito da nuove fedi materialistiche.

Gli autori previdero inoltre la caduta dei poteri totalitari, e auspicarono che dopo le esperienze traumatiche della prima metà del Novecento i popoli sarebbero riusciti a sfuggire alle subdole manovre delle élites conservatrici. Secondo loro, lo scopo di queste sarebbe stato quello di ristabilire l’ordine prebellico.

Per contrastare queste forze si sarebbe dovuta fondare una forza sovranazionale europea, in cui le ricchezze avrebbero dovuto essere ridistribuite e il governo si sarebbe deciso sulla base di elezioni a suffragio universale.

L’ordinamento di questa forza avrebbe dovuto basarsi su una “terza via” economico-politica che avrebbe evitato gli errori del capitalismo e del comunismo, e che avrebbe quindi permesso all’ordinamento democratico e all’autodeterminazione dei popoli di assumere un valore concreto. 

 

[di Redazione]


[Dai nostri quartieri]  

 

Ennio Flaiano: "un marziano a Roma".

 

Cari lettori, a pochi giorni dal 46° anniversario della sua scomparsa, non possiamo non ricordare che in Via Montecristo, al civico 6, nel cuore dello storico quartiere Montesacro di Roma, una targa - posta nel 2003 dalla Compagnia Teatrale LABit - ricorda per l'appunto l'illustre inquilino Ennio Flaiano (1910-1972), a cui peraltro il III Municipio (ex IV) ha dedicato un Piazzale e intitolato la Biblioteca Comunale di Via Monte Ruggero.

Cogliamo l'occasione allora per ripercorrerne insieme l’avventura umana ed artistica. 

 

Ennio Flaiano nasce il 5 marzo del 1910 a Pescara, nel centro storico della città, precisamente in Corso Manthonè, a pochi metri dalla casa natale di Gabriele D’Annunzio.

Scriverà di se stesso: “Sono nato a Pescara in un 1910 così lontano e pulito che mi sembra di un altro mondo. Mio padre commerciante, io l’ultimo dei sette figli della sua seconda moglie, Francesca, una donna angelica  che le vicende familiari mi fecero conoscere troppo poco e tardi. A cinque anni fui mandato nelle  Marche, a Camerino, presso una famiglia amica, che si sarebbe presa cura di me. Vi restai due anni. A sette anni sapevo fare un telegramma. Ho fatto poi anni di pensionato e di collegio in altre città, Fermo, Senigallia,  persino Brescia nel 1922. Il 27 ottobre dello stesso anno partivo per Roma, collegiale, in un treno pieno di fascisti che  “facevano la marcia”. Io avevo dodici anni ed ero socialista. A Roma divenni un pessimo studente e arrivai a stento alla  facoltà di Architettura, senza terminarla, preso dal servizio militare e dalle guerre alle quali fui  chiamato a partecipare, senza colpo ferire”.

Ennio nel 1930 abbandona dunque l’Università ed esordisce nel giornalismo nella rivista “Oggi” di  Mario Pannunzio. Nel 1935 viene fatto partire con il grado di sottotenente per la Campagna d’Etiopia che lui  definisce: “una guerra che mi ha portato ventiquattrenne a ripudiare il fascismo e a desiderare che la  cosa finisse brutalmente nella sconfitta”.

Tornato a Roma alla fine degli anni Trenta riprende la collaborazione con il nuovo “Oggi” con rubriche  su cinema e teatro, ma anche sulla Storia dell’architettura e dell’arte, seguendo quel modello di  eclettismo culturale tipico degli intellettuali romani.

Nel 1940 sposa Rosetta Rota dalla quale nel 1942  avrà una figlia affetta da encefalopatia. 

Si va quindi intensificando l’attività nel campo cinematografico: dal 1943 al 1970 il suo nome compare tra gli  sceneggiatori di un gran numero di film, in collaborazione con Federico Fellini e Michelangelo Antonioni.

Alla fine del 1946 si trasferisce a Milano per lavorare nella redazione  di “Omnibus” con Achille Campanile. Una sera di dicembre dello  stesso anno incontra Leo Longanesi, che gli commissiona un romanzo. Nasce così “Tempo di uccidere”, che nel luglio 1947 vince il Premio  Strega. Il tema di questo suo unico romanzo si rifà all’esperienza vissuta come  sottotenente  dell’esercito italiano, in Etiopia.

Nel 1949 viene nominato da Pannunzio redattore capo del nuovo  settimanale “Il Mondo”, dove lavora tra gli altri con Vitaliano Brancati e Sandro De Feo. Nel 1950 inizia la lunga collaborazione con Fellini che lo vedrà  partecipare alle sceneggiature di “Lo sceicco bianco”, “I Vitelloni”  (nomination per l’Oscar), “La strada” , “Le notti di Cabiria”, “La dolce vita”, (nastro d’argento per miglior soggetto originale e nomination per  l’Oscar). 

Intanto continua a  scrivere  per giornali e riviste quali “Corriere della Sera”, “Panorama”, “L’Espresso”, “L’Europeo”. Viaggia anche molto, pur non amando viaggiare: Parigi, l’Oriente  (Beirut, Bombay, Bankok, Hong Kong), New York, dove abita per lunghi periodi, e poi Israele, Londra, Canada.

Nel 1970 vince il Premio Campione con “Il gioco e il massacro”, e nel 1972 con “Ombre bianche” conquista il “Festival dei Due Mondi” (entrambi volumi di racconti).

Infine, il 20 novembre del 1972, colpito da infarto, si spegne a Roma a soli 62 anni.

Alla sua memoria, nel 1973, è stato dedicato il Premio Flaiano.

La manifestazione si svolge ogni anno nella sua città natale. 

 

[di Redazione]


[Dai nostri quartieri]  

 

Aspettando il Natale…e i suoi “mercatini”.

 

In vista delle festività natalizie già si intravedono all’orizzonte i consueti “mercatini” dedicati all’universo dei regali/addobbi/ e “pertinenze” varie e collegate, che a macchia di leopardo sorgeranno coloratissimi e profumati in tante vie e piazze della Capitale. Niente di nuovo sotto il cielo, direte voi. Si, è vero. Ma quest’anno, nel III Municipio, il bando per l’assegnazione delle aree ad hoc prevede, in particolar modo per la zona di Piazza Sempione - dove sorge il Palazzo pubblico, sede principale del Municipio, e la Parrocchia dei Santi Angeli Custodi, un simbolo del territorio - l’attenzione ai materiali utilizzati per la costruzione delle botteghe natalizie, con una decisa preferenza per l’uso del legno, per imitare le famose e storiche ambientazioni tipiche del nord Europa. Saranno apprezzate in tal senso le scelte volte a privilegiare una più alta percentuale di servizi non commerciali, ovvero legati alle attività culturali, sociali e di volontariato: un particolare degno di nota e di menzione. La tradizione del Natale dunque come valore e bene comune, dei grandi e dei piccini, da rinnovare nella forma e nella sostanza, ma con un occhio particolare al prossimo, all’altro da sé, al dialogo e alla condivisione. 

 

[di Redazione]


[Dal Campidoglio]  

 

Un Protocollo d’intesa per il futuro urbanistico della Capitale. 

 

Quello che è stato appena firmato nella Sala della Piccola protomoteca, in Campidoglio, tra l’assessorato all’Urbanistica del Comune di Roma e i massimi rappresentanti del Consiglio nazionale e degli Ordini degli Architetti, Nazionale e di Roma, è un importante Protocollo d’intesa triennale per favorire la progettazione urbana, mediante concorso, finalizzata alla realizzazione di opere pubbliche, dotata di regole e obiettivi chiari e netti, all’insegna della trasparenza e dell’ efficienza. Un esempio per tutto il Paese, in quanto i futuri interventi di rigenerazione urbana non si limiteranno alle grandi opere, ma riguarderanno anche le piccole e medie operazioni urbanistiche dedicate al miglioramento della vita quotidiana nei vari ambiti della città. Una metodologia di messa a concorso che potrà dunque fungere da stimolo e volano per molte altre amministrazioni comunali interessate al cambiamento. Il progetto, reso possibile grazie alla piattaforma web concorsiawn.it - fornita gratuitamente dal consiglio nazionale degli architetti -, prevede anche l’apertura alla partecipazione di soggetti internazionali, l’organizzazione in due gradi, il tutto sotto l’egida di un’autorevole giuria di esperti composta da cinque membri. Un vero e proprio laboratorio di idee, innovazioni e condivisioni per il futuro della Capitale. Una iniziativa stimolante, che si traduce nella ricerca concorsuale/pubblica di nuovi e, perché no,  migliori modi e stili di vita contemporanei.  

Per maggiori e dettagliate info: concorsiawn.it

 

[di Redazione]


[Viabilità] 

 

Progetto “Strade nuove” nel III Municipio: un restyling nel segno della continuità.

 

I lavori di ripristino del manto stradale - divenuto nel tempo una “mulattiera” d’altura - unitamente ad una nuova segnaletica stradale e all’abbattimento delle correlate barriere architettoniche dei marciapiedi, di una delle principali arterie del quartiere Tufello, via delle Isole Curzolane, fanno ben sperare per il prossimo futuro. Per un semplice motivo: perché i lavori, approvati e finanziati dalla precedente giunta municipale, sono comunque divenuti una realtà operativa. Perché ve ne era un gran bisogno. E allora è questa la politica che vuole la gente. Quella che alle parole fa seguire i fatti; quella che agisce per il bene comune, al di là dei colori, oltre le solite immancabili promesse preelettorali. Banchi di prova come quello delle strade, un’emergenza assoluta per l’offerta ai cittadini residenti di una viabilità ordinaria in condizioni di sicurezza, sono "segnali" importanti. La speranza è che abbiano seguito negli altri ambiti urbani per le tante priorità che non possono più attendere: emergenza rifiuti in testa. Buon lavoro. Sempre in nome del citato, mai abbastanza, bene comune.

 

[Alessandro Quinti]


[Dai nostri quartieri 

 

La forza delle idee, la chiarezza delle parole. Ascoltate: un’omelia vi salverà l’anima. 

 

Chi di voi vive a Montesacro e dintorni lo sa. Partecipare ad una messa nella Chiesa dei Santi Angeli Custodi, in Piazza Sempione, può divenire un’esperienza davvero unica, specialmente se a celebrarla è il suo storico parroco. Storico perché è sul territorio da una vita, e rappresenta, come ho già avuto modo di scrivere, per certi versi e per chi vuole ascoltarlo, la memoria del quartiere. Ebbene, se vi capita di seguire una delle sue omelie non tarderete a darmi ragione. Sono parole che arrivano dritte al cuore e all’anima, senza infingimenti, senza retorica, senza mezzi significati. Concetti chiari che scuotono e risvegliano le coscienze spesso intorpidite dai dubbi e dalle incertezze mimetizzate nelle pieghe della vita quotidiana. Appelli che devi saper incassare con umiltà, senso di riflessione autocritica e responsabilità. Solo così imparerai qualcosa e potrai migliorare il tuo rapporto con te stesso e con gli altri. Oggi, più che mai, immersi come siamo nel tritacarne digitalizzato del tra-tran moderno, vi è estremo bisogno di chiarezza di intenti e di una luce, di un faro nella notte. E, al di là della stima personale che nutro nei confronti di questo sacerdote, gli va riconosciuto il merito di impegnarsi a testa bassa, senza sete di gloria, nel complicato cammino di educare e ri-educare all’ascolto della parola del Signore. Per esperienza personale, sò per certo che chiunque lo abbia conosciuto ne ha tratto un’impressione di apertura e di inclusione fuori dal comune. E già questo è tutto un programma. Si, perché è facile ammonire, giudicare, elargire sentenze; lo è molto meno mettersi dalla parte di chi chiede udienza, aiuto e comprensione e cercare di indirizzarlo verso la verità, nell’ottica della riduzione del danno e della ripartenza individuale. Momenti di difficoltà possono capitare a tutti, in qualunque momento della vita, ed è proprio in quei momenti che poter contare su qualcuno dall’esperienza umana consolidata, al di fuori dell’ ambito familiare  di provenienza, può veramente fare la differenza. Fortunati coloro che, lavorando sul campo al suo fianco, avranno gli strumenti per poter esercitare nel tempo la medesima lezione. E fortunati soprattutto coloro che ne beneficeranno. A tutti gli altri, un invito all’ascolto e alla partecipazione.       

 

[Alessandro Quinti]


[Cittadinanza oggi] 

 

Se le Istituzioni non rispondono: chi fa da sé fa per tre. 

 

Incredibile - neanche tanto - ma vero: nonostante si faccia un gran parlare di attenzione e cura, rispettivamente degli anziani e del verde cittadino, la realtà sembra contravvenire la “rosea” teoria. Infatti la stampa locale ci racconta sovente storie di parchi trascurati, e di anziani spesso prigionieri delle loro abitazioni. I primi “adottati”, come si usa oggi, da volontari e comitati di quartiere, impegnati a pulire e rendere decenti e vivibili spazi di verde autotassandosi o ricorrendo all’antica pratica delle donazioni; i secondi destinati sempre più a rimanere rinchiusi a fissare i propri muri - e la televisione - viste le condizioni di certi ambiti abitativi dal punto di vista della fruibilità degli spazi condominiali, divenuti in tanti casi sinonimo di barriera architettonica. È assurdo. Tutto questo avviene a macchia di leopardo in molti quartieri capitolini, dalla periferia al centro, malgrado le campagne mediatiche di vicinanza e partecipazione ai veri problemi della cittadinanza. Non mancano le segnalazioni in tal senso, che però, a quanto si apprende dai giornali, rischiano di cadere nel vuoto in buona parte dei casi. Va bene la collaborazione, la libera iniziativa, ma qui si parla d’altro. Di necessaria e doverosa presenza istituzionale nella risoluzione di problemi di stretta competenza dell’amministrazione comunale o degli enti preposti. Quindi il monito è uno e uno solo: segnalare, segnalare e ancora segnalare. Bussate, e vi sarà aperto: chi cerca trova! Chiudiamo con una good news: nel parlamentino del III Municipio è appena passata la proposta circa l’adeguamento degli spazi pubblici degli uffici municipali al fine di garantirne la piena accessibilità, a favore delle persone con disabilità di vario genere. Un bell’esempio di “buon senso comune” e di scelte condivise da maggioranza e opposizione. Un cammino da proseguire.

 

[Alessandro Quinti]


La vita di Don Bosco: il Santo dei giovani. 

 

La forza del suo messaggio non ha subìto i segni del tempo. Vi resiste e si perpetua rinnovandosi, rinascendo e crescendo accanto ai tanti giovani che nelle varie epoche, in una prospettiva diacronica, hanno continuato e continuano a seguire il cammino da lui tracciato. 

La vita - e l’opera - di Giovanni Bosco dunque (1815-1888): il ritratto del fondatore delle Congregazioni dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, profondamente radicate nel territorio del III Municipio - Parrocchia Santa Maria della Speranza, Istituto Figlie di Maria Ausiliatrice, Università Pontificia Salesiana -, canonizzato da Papa Pio XI nel 1934.

 

Giovanni Bosco nacque il 16 agosto del 1815 in una modesta cascina dove ora sorge il Tempio di Don Bosco, nella frazione collinare I Becchi di Castelnuovo d'Asti (oggi Castelnuovo Don Bosco), figlio dei contadini Francesco Bosco e Margherita Occhiena. 

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Maria Montessori 

 

La presenza sul territorio del III Municipio di Roma dell'Istituto Comprensivo Montessori di Viale Adriatico e della Scuola dell'infanzia "Parco dei bambini Montessori" di Via della Bufalotta, ci offre l'occasione per ricordare la figura di Maria Montessori (1870-1952): il ritratto della donna che è entrata nella Storia della pedagogia italiana.   

 

Gli italiani la conoscono come una signora dall’aria materna e rassicurante che ha campeggiato a lungo sui biglietti da mille lire, unica donna effigiata sulle nostre banconote. Ma nella sua lunga vita (1870-1952) Maria Montessori è stata una donna trasgressiva e inquieta, tanto che quando le veniva chiesto di che nazionalità fosse rispondeva: “Vivo in cielo, il mio paese è una stella che gira attorno al sole e che si chiama terra”.

Nata il 31 agosto del 1870 a Chiaravalle, in provincia di Ancona, figlia unica di una famiglia colta, il padre era un alto funzionario delle Finanze che si aspettava da lei un destino eccezionale. 

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Una mostra per raccontare gli 80 anni dell’Eur: una Storia che guarda al futuro. 

 

Giovedì 3 maggio è stata inaugurata a Roma, nel salone espositivo della sede dell’Archivio Centrale dello Stato, “Eur 42/ Oggi, visioni differenti”: una mostra documentaria e fotografica di Carlo D’Orta, in collaborazione con EUR spa - promossa dal MIBACT - che celebra gli 80 anni del quartiere dell’Eur. Un vero e proprio museo a cielo aperto raccontato attraverso suggestive immagini capaci di cogliere scorci, dettagli e prospettive ancora sorprendenti. Un caleidoscopio di planimetrie, progetti, bozzetti, linee, ombre e volumi che tracciano la storia di questo straordinario quartiere romano; un gioiello urbanistico in evoluzione che, da ultimo, ospita l’avveniristica “Nuvola” dell’architetto Massimiliano Fuksas. Un viaggio nella Storia dunque, con un occhio sempre rivolto al futuro. La mostra è aperta al pubblico fino al 31 maggio 2018.  L'ingresso è gratuito.

 

Nel 1935, il Fascismo, in previsione dell’Esposizione Universale del 1942 - che però non si terrà a causa degli eventi bellici - vuole cogliere l’occasione per rappresentare sé stesso attraverso un collegamento formale tra il Regime e le vestigia dell’Impero Romano: la costruzione di una città ideale che abbia in sé tutto ciò che il nuovo sistema politico reputa necessario comunicare al mondo. Marcello Piacentini è l’architetto ufficiale del Regime e diviene il coordinatore della progettazione e dei lavori. La prima realizzazione è nel 1938 con la costruzione del Palazzo degli Uffici, poi diventato sede dell'Ente EUR, oggi EUR spa. L’impianto urbanistico è quello del Castrum romano: orientamento Nord-Sud (cardo e decumano) e rigorosa ortogonalità della viabilità, vi sono nel progetto ampi spazi verdi e specchi d’acqua. La nuova città viene posizionata lungo la direttrice che dalle Terme di Caracalla porta verso il mare ed ha una forma pentagonale. Il risultato è un tutt’uno omogeneo, un luogo non luogo composto da spazi surreali e metafisici, dove il bianco dei marmi accentua il contrasto dei pieni e dei vuoti, dove il “fuori scala” degli spazi e delle piazze pare ridimensionare la mole degli edifici. L’EUR con il tempo diviene dunque l’immagine di Roma, la sua iconografia. La sua evoluzione è quella di un’area dove, forse per l’impianto così geometricamente definito, forse per la neutralità dei colori, può essere considerato il luogo dove si può azzardare l’inserimento di nuove forme: una sorta di pagina bianca su cui scrivere anche - ancora oggi - il futuro dell’architettura. 

 

[di Redazione]


“Tennis in città”: il grande tennis degli Internazionali si “giocherà” anche in periferia. 

 

Proprio così. Avete letto bene. Quest’anno il grande evento sportivo degli Internazionali BNL d’Italia - giunti alla 75° edizione - si svolgerà, dal 7 al 20 maggio 2018, non solo nella consueta sede del Foro Italico, ma, grazie all’iniziativa “Tennis in città" - nata dalla collaborazione tra FIT  CONI -, arriverà a coinvolgere molte periferie della Capitale. Tra i quartieri scelti vi è quello di Vigne Nuove, nel III Municipio. In Piazzale Ennio Flaiano, infatti, verranno allestiti “campi temporanei” che ospiteranno incontri, esibizioni nonché lezioni per adulti e bambini. L’ingresso è gratuito. Dunque, buon “Tennis in città” a tutti!   

 

[di Redazione]