Ambiente e natura in città



[Emergenza rifiuti] 

 

Emergenza rifiuti: approvata la proroga con l’Abruzzo.

 

Una good news sul delicato fronte dell’emergenza rifiuti a Roma, dopo l’incendio del TMB Salario. Nell’ambito dell’Accordo di Programma tra Regione Lazio e Regione Abruzzo, è stata approvata la delibera di proroga per il 2019 che permette il trattamento dei rifiuti indifferenziati della Capitale negli impianti meccanizzati biologici abruzzesi, per la misura di 70.000 tonnellate annue. Una rinnovata collaborazione divenuta ancor più preziosa in un momento di passaggio critico quale è quello attuale. Ora rimane l’attesa della soluzione sulla scelta che il Campidoglio deve operare per quanto riguarda gli impianti di servizio, necessari ad assicurare un corretto e completo esercizio dell’intero ciclo rifiuti.     

 

[di Redazione]


[Incendio TMB Salario] 

 

TMB Salario: ora è corsa contro il tempo.

 

Dopo attese estenuanti, proteste, osservatori permanenti, promesse - perlopiù sostanzialmente disattese, o quantomeno procrastinate ad libitum - quella che già era una emergenza ambientale/ecologica nonché di salute pubblica, dopo l’incendio di questa mattina, 11 dicembre, è diventata la priorità delle priorità, senza se e senza ma. L’impianto per il trattamento biologico dei rifiuti indifferenziati di Via Salaria a causa del rogo di stamani - su cui peraltro sta indagando la Procura di Roma - è dunque al momento completamente fuori uso, ed è corsa contro il tempo per far sì che l’emergenza non si trasformi in pochi giorni in qualcosa di peggio per l’intero territorio capitolino. Partono da qui gli accorati appelli del Campidoglio che, dichiarando - gioco forza - la volontà di anticipare l’attuazione del piano di riconversione dell’impianto nell’area interessata - si ragiona sull’opportunità di realizzare un centro di riciclo creativo - si rivolge, chiedendo soccorso, agli altri operatori presenti nella Regione Lazio - ma si ipotizza anche l’intervento di altre Regioni - per smaltire le 800 tonnellate giornaliere lavorate dal TMB Salario, improvvisamente rimaste senza destinazione. Tutti al lavoro quindi per trovare soluzioni immediate e condivise: la situazione è al limite. Non è il momento delle dietrologie, che tuttavia sono un sottotesto incancellabile nella mente, negli occhi e nel “naso” di quanti - circa 40.000 residenti - lamentano e subiscono da troppo tempo i disagi provocati dai miasmi, ora più che mai noti. E neanche la volta delle ennesime schermaglie politico/amministrative che hanno caratterizzato e soprattutto isterizzato tutta la vicenda. Adesso c’è innanzitutto bisogno di presenza e spessore istituzionale e decisionale. Buon lavoro.         

 

[Alessandro Quinti]


[L'emergenza] 

 

Emergenza rifiuti a Roma: il Natale porti consiglio.

 

Come ben sanno i cittadini romani, prosegue “a singhiozzo” l’emergenza rifiuti sull’intero territorio della Capitale: annoso problema che continua a riempire le prime pagine dei giornali. Turisti e residenti si trovano infatti molto spesso costretti a fare lo slalom tra l’immondizia con il naso turato, alla ricerca di una pattumiera vuota in cui conferire i loro sacchetti. E il rischio sanitario è evidentemente sempre dietro l’angolo. Con l'avvicinarsi delle festività natalizie il piano raccolta per il centro storico è stato fortemente potenziato, ma a soffrire rimangono le aree periferiche della città. 

Che fare dunque? 

 

Cassonetti stracolmi, buste della spazzatura nel bel mezzo dei marciapiedi, bottiglie, sacchi neri e cartoni che circondano le pattumiere, discariche a cielo aperto e topi in aumento. Intorno, vista la raccolta a rilento, un odore nauseabondo che rende l’aria irrespirabile costringendo i pedoni, oltre allo slalom, anche a turarsi il naso.

È questa, in estrema sintesi, la situazione in cui versano più o meno ciclicamente i vari quartieri della Capitale, dalla periferia al centro.

Ma mentre il centro storico viene, in questo periodo che anticipa il Natale, privilegiato dalle operazioni di pulizia straordinaria - strade e marciapiedi compresi - sono gli ambiti periferici ad apparire in evidente sofferenza. Il problema maggiore è notoriamente rappresentato dall'indifferenziata e dalla sua atavica tendenza ad accumularsi, in special modo nei giorni di festa. E con i TMB già in crisi da tempo, il disagio paventato diventa qualcosa di più di un generico timore.  

Da parte sua, l’amministrazione capitolina, indubbiamente impegnata a 360 gradi per far fronte alle innumerevoli priorità ed urgenze - in primis sicuramente quella sui rifiuti - di questa - per certi aspetti - ingestibile metropoli che è Roma, ha tante volte dichiarato con forza e determinazione che la città supererà definitivamente l’impasse, sia burocratica che pratica. Ma sono molti i nodi ancora da sciogliere: tempistiche e modalità comprese.

Nel frattempo, la cittadinanza - calendario alla mano - non può che sperare nella competenza e nella lungimiranza dei suoi amministratori. 

 

[di Redazione]


[La vicenda TMB Salario] 

 

TMB Salario: la battaglia ecologica arriva a Montecitorio. 

 

Dopo mesi/anni di proteste, osservatori permanenti, relazioni, messaggi e allarmi lanciati dalla popolazione residente e dalle Istituzioni locali, la vicenda del TMB Salario - l’impianto per il trattamento biologico meccanizzato dei rifiuti indifferenziati da molto tempo al centro di polemiche e schermaglie politico/amministrative a causa dei noti miasmi - è arrivata sotto le finestre della Camera dei deputati. I comitati di quartiere e i residenti di Villa Spada/Fidene - gli ambiti maggiormente colpiti dal fenomeno - insieme al presidente del III Municipio, in data 29 novembre si sono recati in sit-in a piazza Montecitorio per consegnare al Parlamento i dati emersi dagli ultimi rilevamenti - già presentati in Regione - che evidenziano le criticità strutturali e gestionali dello stabilimento in questione. Una battaglia ecologica e di salute pubblica che, a quanto si apprende, sarà dunque portata al più presto all’attenzione delle commissioni competenti per - ci auguriamo - il raggiungimento di una soluzione ragionevole e condivisa sul destino del TMB, legato a filo doppio ai tanti disagi vissuti quotidianamente da circa 40.000 cittadini residenti nel quadrante interessato. 

 

[di Redazione]


[Viabilità

 

Roma: un “Eterno” campo da golf a 18.000 buche!

 

Mentre si discute e si auspica lo sbarco nella Capitale di “Ryder Cup 2022” - la più grande e prestigiosa competizione golfistica a livello mondiale - giudicata da più parti un’ottima vetrina nonché un considerevole volano occupazionale, la città sembra volersi preparare all’evento “inaugurando” ogni giorno una serie infinita di buche, buchette, bucone e voragini disseminate sull’intero territorio capitolino. Fuor di ironia, la situazione appare veramente disagevole. Interi quartieri, come ad esempio la Balduina, sono quasi sempre in prima pagina per le continue voragini che si aprono improvvisamente e pericolosamente manifestando, al di sotto di esse, uno spettacolo degno del famoso traghettatore Caronte. Dissesti, smottamenti, piccole frane fanno da cornice a questo quadro dipinto a tinte fosche, che preoccupa e a volte traumatizza i malcapitati cittadini, residenti e non. Il tempo metereologico, instabile e volubile, come le tante amministrazioni che si sono succedute negli anni, mette il cappello ad una criticità balzata alla cronaca da ormai troppi anni. Al pari dell’emergenza rifiuti, quella della condizione delle strade rappresenta infatti l’ “altra” alta priorità da affrontare a testa bassa. Ne và della sicurezza di tutti coloro che vi transitano, e purtroppo le conseguenze si leggono assai spesso sulla stampa locale. Incidenti e accidenti si rincorrono a tutta velocità. Roma, anche in questo caso, è la rappresentazione di una mappa a macchia di leopardo, con ambiti drammaticamente noti, e quasi senza speranza, a dispetto di aree semplicemente più fortunate o municipalmente meglio gestite. E se per la cittadinanza “normodotata” tutto ciò costituisce già un grosso problema, non è difficile immaginare quale odissea possa essere affrontare la quotidiana mobilità urbana da parte dei tantissimi portatori di disabilità varie. Un argomento che abbiamo recentemente trattato nell’articolo “Roma: una Capitale inaccessibile”, che potete trovate in categoria Eventi e iniziative sociali. E, citando un altro pezzo pertinente e correlato lato sensu alla problematica in oggetto, cioè “Strade a velocità ridotta: un esempio di decrescita in-felice”, presente in categoria Ambiente e natura in città, non è certo questo che si aspettano gli abitanti dell'Urbe. D’accordo, la mancanza dei fondi in cassa per la manutenzione e la messa in sicurezza delle strade è un dato di fatto, ma qui siamo completamente fuori da qualunque  ottica, seppur miope, di problem solving. Intanto Roma continua a sprofondare nelle sue “storiche” voragini, somigliando giorno dopo giorno, ad un immenso campo da golf con innumerevoli percorsi ad ostacoli, con molti buncher e ben  pochi green da puttare.   

         

[Alessandro Quinti]


[La vicenda TMB Salario/6]  

 

TMB Salario: una cartina di tornasole dell’emergenza rifiuti nella Capitale.   

 

Scrivi TMB, leggi discarica: la cittadinanza dello - purtroppo - stra-noto quadrante interessato dai miasmi provenienti dall’impianto di trattamento meccanico biologico dei rifiuti di via Salaria - un crocevia di quartieri che si snoda tra i municipi III, II, e XV - non ci sta più a sopportare il disagio, in eterna attesa di chiare e motivate decisioni condivise sul destino dello stabilimento. La manifestazione di protesta di ieri, sabato 6 ottobre, davanti al sito AMA, circa 1000 persone - a quanto si apprende dalla stampa locale - tra comitati di quartiere e residenti, ha gettato benzina sul fuoco, mai spento, delle polemiche e delle schermaglie politico/amministrative che hanno accompagnato, fin dall’inizio, la complicata vicenda. Ai monitoraggi in arrivo sulle fonti odorigene, annunciati nei giorni scorsi da AMA e Campidoglio, l’assemblea del NO TMB, fortemente contrariata, ha infatti risposto lanciando altresì ai vertici capitolini la richiesta della convocazione di una unità di crisi sul TMB in questione, insieme a un dettagliato piano, step by step, sulla sua dismissione o riconversione - entro il 2019? - Motivo: l’impianto rappresenta ormai una delle emergenze ambientali più rilevanti della città di Roma. Tema: TMB come cartina di tornasole della farraginosa gestione dell’intero ciclo dei rifiuti nella Capitale. Una battaglia ambientalista dunque: è di questo che si tratta. D’altronde è pur vero che i quartieri infestati dai fastidiosi odori - per usare un eufemismo - hanno lungamente subìto il danno arrecato senza poter immaginare una soluzione diversa dalla chiusura dell’impianto, aperto, come più volte ricordato, nel 2011. Ma sta proprio nella fitta matassa del piano rifiuti tout court il punto critico di tutta la parabola. Perché in un quadro in cui la raccolta ordinaria è in perenne affanno, compresa quella delle utenze commerciali - in primo piano, anch’essa argomento del giorno -, con i dati della differenziata lontani da quelli sufficienti per poter tirare un sospiro di sollievo, e, dulcis in fundo, con, per il momento, l’assenza di una progettualità definita circa l’insorgenza di una nuova discarica - dopo la chiusura di quella di Malagrotta - sperare in un miracolo non è realistico. Non v’è chi non veda, come si suol dire. Le ragioni - di tutti - sono evidenti, nette, sacrosante e necessarie, ma l’attualità non è che il frutto di troppi anni di ritardi e di scarse politiche di prevenzione. La quadratura del cerchio richiede pertanto estrema cura, competenza ed attenzione. Per il bene comune. Staremo a vedere.            

    

[Alessandro Quinti]


[La vicenda TMB Salario/5

 

6 ottobre: il D-Day del “no TMB” - tra botte e risposte - si avvicina. Ma gli altri siamo noi. 

 

Sabato 6 ottobre dunque si avvicina, portando con sé il sit-in e la manifestazione di protesta “apartitica” a lungo organizzata dai comitati del No TMB. Una data che la cittadinanza del quadrante in sofferenza per il tormento dei miasmi provenienti dal noto impianto per il trattamento biologico dei rifiuti di via Salaria - Villa Spada/Fidene, Colle Salario, Castel Giubileo, Serpentara, Nuovo Salario, ma anche Saxa Rubra e Piazza Vescovio - attende con speranza e trepidazione. Troppe diatribe politiche hanno fatto da sfondo a una questione che è diventata innanzitutto di salute pubblica e di impatto e sostenibilità ambientale. Il progressivo coinvolgimento delle Istituzioni - a vari livelli - deve portare a una sorta di sinergia operativa per sbrogliare la matassa. Basta schermaglie, basta rimpalli di responsabilità, basta guardare indietro, basta mezze verità. Basta puzza. La gente è stufa e disgustata, non solo dai forti odori. La priorità rimane una e una sola: la riduzione del danno corrente. La chiusura ipotizzata entro il 2019, come ormai tutti sanno, è vincolata all’aumento della percentuale di raccolta differenziata al 70%. Quanto ci vorrà per raggiungere tale obiettivo? E nel frattempo? Non è possibile immaginare un proseguio come quello che si sta vivendo. L’aumento dei controlli all’interno dell’impianto e della pulizia dei piazzali, richiesto dal Campidoglio ad AMA, non sembra essere sufficiente. Così come le profumazioni e le erbe aromatiche utilizzate per lenire le fastidiose esalazioni. Sospendere l’attività del TMB Salario, l’esplicito slogan “stop alla puzza”, è possibile? E per quanto. E a quale prezzo, nel quadro del complesso ciclo dei rifiuti della Capitale? Le domande sono tantissime. Quesiti che richiedono competenze e tecnicalità specifiche. Ma è proprio questo il punto nevralgico. Come da più angoli è stato sostenuto, lo “stiamo lavorando per risolvere il problema” non può soddisfare la popolazione, incredula, stanca e disillusa. Quindi, in primis, più informazione, spiegata, decodificata, tradotta; e, in secundis, partecipazione e condivisione della problematica senza ridicoli negazionismi o sottovalutazioni, da qualunque posizione arrivino. La criticità esiste, eccome. Provare per credere. E, infine, ma non davvero per ultimo, l’auspicabile e auspicato sentimento di solidarietà da parte di tutta Roma. Come diceva la canzone? “Oggi qui, domani lì”. Poteva capitare ovunque. Ed è assurdo continuare a subire un simile disagio. Questa sì che è una “convivenza impossibile”, per chiunque. Perché gli altri siamo noi.  

 

[Alessandro Quinti]


[La vicenda TMB Salario/4

 

Homo homini lupus: ovvero l'autunno caldo del TMB Salario.

 

L’estate è - quasi - alle spalle, ma non si porterà via con sé il “problema dei problemi” che assilla da tempo imprecisato gli oltre 40.000 cittadini residenti nel quadrante della Capitale colpito. Un territorio che parte da Villa Spada/ Fidene - cuore del disagio - e che si estende da Saxa Rubra a Piazza Vescovio, passando per Colle Salario, Castel Giubileo, Serpentara e Nuovo Salario. Ci riferiamo, va da sé, alla complessa vicenda del TMB Salario. Se ne parla in continuazione, senza soluzione di continuità. Un argomento sempre in primo piano sulla stampa locale, una tegola che divide e spacca la politica a tutti i livelli: dai Municipi interessati al Campidoglio alla Regione. Una serie infinita di schermaglie e contro-schermaglie in attesa della soluzione. Ma quale? Alla fine della fiera l’unica condizione che appare determinante per la chiusura dell’impianto per il trattamento biologico dei rifiuti indifferenziati di via Salaria sembra essere esclusivamente la quota di raccolta differenziata al 70%. Un traguardo molto ambizioso in un contesto di “emergenza rifiuti a singhiozzo” come quello che Roma subisce da anni. E allora come se ne esce? Quel che è certo è che questo non dovrebbe essere il momento del tutti contro tutti, ma altresì quello del confronto serio, responsabile e costruttivo con un unico obbiettivo: la salute pubblica e il diritto a respirare dei poveri malcapitati. Dei fastidiosi miasmi abbiamo parlato tante volte, così come dell’ira della gente e delle ricadute sui territori offesi. Le ultime riguardano da un lato la richiesta dell’amministrazione capitolina di maggiori controlli, olfattivi e odorosi, e pulizia all’interno del TMB, e dall’altro l’annuncio da parte dei comitati No TMB di un sit-in, con relativa manifestazione di protesta, per il 6 ottobre davanti alla sede dell’impianto. La vicenda sta diventando un ginepraio. Un labirinto da cui però bisogna uscire al più presto, con la partecipazione di tutti: Istituzioni e abitanti. Tre sono i fattori ineludibili al raggiungimento del risultato: una raccolta ordinaria efficiente ed organizzata, l’utilizzo consapevole delle isole ecologiche e il sostanziale aumento della percentuale di differenziata. Una ricetta semplice da enunciare, complicata da mettere in pratica. Ma proprio “Qui si parrà la tua nobilitate”.    

 

[Alessandro Quinti]


[La vicenda TMB Salario/3

 

TMB Salario: il Campidoglio chiede più controlli. Intanto la protesta incalza.

 

L’ultim’ora sulla delicata vicenda TMB Salario - per il 6 di ottobre è stato annunciato un sit-in con manifestazione di protesta davanti alla sede dell’impianto in via Salaria 981 - riguarda la richiesta da parte del Campidoglio ad AMA di intensificare i controlli olfattometrici dei macchinari unitamente ad una maggiore areazione e pulizia dei piazzali. L’amministrazione capitolina sta dunque cercando di avviare un percorso di monitoraggi e relativi interventi per far fronte ai ripetuti allarmi lanciati dai cittadini residenti nel quadrante vittima dei disagi provocati dagli insopportabili quanto noti miasmi. Va ricordato che si tratta di circa 50.000 abitanti, e che gli odori, partendo da Villa Spada/ Fidene, interessano la vasta area che va da Saxa Rubra a Piazza Vescovio, passando per Castel Giubileo, Serpentara, Colle Salario e Nuovo Salario, scavallando pertanto dal III al XV al II Municipio. Una situazione giunta al limite della sopportazione, che il caldo umido di questa interminabile estate ha contribuito ad esacerbare. La data ipotizzata per la chiusura dell’impianto resta quella dell’entro e non oltre il 2019 ma, come torniamo a ripetere, anche la condizione essenziale a che ciò possa avvenire resta la stessa: ovvero la raccolta differenziata al 70%. Un traguardo che sembra essere ancora molto lontano. E mentre la politica si spacca e si ricompone intorno a quello che appare uno dei nodi più intricati della consiliatura del Terzo, appena cominciata, i comitati del No TMB si preparano alla manifestazione del 6 ottobre prossimo. Sarà il dies a quo o ad quem? Staremo a vedere.   

 

[Alessandro Quinti]

 

 

TMB Salario: prosegue la protesta. Annunciata la manifestazione per il 6 di ottobre.

TMB Salario: la protesta - almeno quella - è condivisa. 

TMB Salario: vuoti a perdere.


[La settimana della Terra

 

La settimana del Pianeta Terra e i "Geositi" di Roma. Vedi qui


[Ambiente e territorio]  

 

Il Villaggio della Coldiretti al Circo Massimo di Roma. Vedi qui


[Verde in città]  

 

Meglio le pecore oggi o l’erba alta domani? L’ecopascolo in città.  

 

Il progetto, come ricorderete, era nato a maggio scorso. Un protocollo sottoscritto dal Campidoglio e dalla Coldiretti Lazio. Obiettivo: l’impiego delle pecore per lo sfalcio di numerose aree verdi e parchi della periferia romana. Un progetto, per ora, fermo ai nastri di partenza. A quanto si legge sui giornali, sono in corso analisi e verifiche sugli aspetti logistici e sanitari, in attesa di poter dare il via alla sperimentazione pilota dell’ecopascolo. Perché è di questo che si tratta. Un’idea che ha fatto discutere e sorridere, ma che in vero potrebbe realmente apportare notevoli benefici alla manutenzione del verde in città. Tanti quindi i punti interrogativi e le curiosità sollevatesi spontaneamente intorno al progetto. Quali aree saranno effettivamente interessate da questa particolare e naturalistica pratica? Come avverrà la selezione degli operatori? Come verranno organizzati gli ovili? E soprattutto, come si regolerà il flusso delle greggi con quello dei fruitori delle aree in oggetto durante il giorno? Se ne sta discutendo in Campidoglio, proprio in questi giorni. Ma per il momento le pecorelle non usciranno dai loro recinti. Aspettiamo fiduciosi gli esiti dell’aula consiliare. Se ben armonizzato l’ecopascolo può essere l’uovo di Colombo, contribuendo in misura sostanziale - e naturale - alla risoluzione di un problema che affligge ciclicamente le aree verdi urbane, quello appunto dello sfalcio manutentivo. D’altronde, si sa, è meglio una pecora oggi che l’erba - alta - domani.   

 

[Alessandro Quinti]


[Viabilità

 

Strade a velocità ridotta: un esempio di decrescita in-felice. 

 

In determinati ambiti della Capitale - in special modo, per ora, nel X Municipio -  aumentano in misura esponenziale le strade interessate dal limite di velocità di 30 km/h a causa del dissesto del manto stradale. Una scelta, quella della velocità ridotta, tutta da attribuirsi alla mancanza di fondi in cassa per poter mettere in sicurezza come si deve le relative strade. Una situazione paradossale. Strade fatiscenti e in stato di degrado, deformate da dossi e avvallamenti spesso dovuti ai sottostanti radicamenti, o fatiscenti e massacrate dalle buche degeneratesi nel tempo in voragini. In ogni caso un pericolo per gli automobilisti e i motociclisti obbligati a percorrerle. A quanto pare, l’unico deterrente che è stato possibile mettere in campo a basso costo, per ridurre eventuali danni e incidenti agli utenti e ai loro mezzi di trasporto, è rappresentato dalla cartellonistica di attenzionamento. Allertare dunque per prevenire. Una soluzione necessaria quanto, si spera, temporanea. Come slogan infatti non è male, ma di certo non contribuirà a rattoppare e risanare le tante strade che necessitano di un restyling completo. A questo chi penserà? Dovremo quindi abituarci ad andare piano per non spalmarci nelle buche ad libitum? E forse, in generale, visto e considerato come sta andando - o scivolando - l’economia e l’occupazione, a consumare con parsimonia e a risparmiare su tutto? O meglio dovremo continuare a farlo, perché la questione comincia a diventare annosa. Ai posteri l’ardua sentenza. A noi la decrescita.        

 

[Alessandro Quinti]


[La vicenda TMB Salario/2

 

TMB Salario: prosegue la protesta. Annunciata la manifestazione per il 6 di ottobre. 

 

La storia la conoscete tutti fin troppo bene: l’impianto TMB Salario, al collasso e responsabile dei miasmi che investono un intero quadrante della Capitale, da Saxa Rubra a Piazza Vescovio - sconfinando dunque dal III al II al XV Municipio - passando per Castel Giubileo, Villa Spada, il territorio maggiormente colpito, Fidene, Colle Salario, Serpentara e Nuovo Salario, è ormai al centro di forti polemiche circa la sua ipotizzata - e per molti necessaria - chiusura entro e non oltre il 2019. Soluzione legata a filo doppio alla fondamentale crescita della percentuale - almeno il 70% - della raccolta differenziata. Da ricordare che l’impianto per il trattamento biologico dei rifiuti indifferenziati in questione nasce nel 2011, e che già dal 2015 si è discusso del suo “destino”. La vicenda è divenuta ambientale e di salute pubblica e sociale, con le inevitabili ricadute economiche e commerciali per le zone strettamente interessate al disagio. 40.000 gli abitanti che accusano i persistenti fastidi olfattivi, e non solo. All’inizio di settembre, come noto, si è tenuta presso la sede del Municipio III, a Piazza Sempione, l’attesa riunione dell’Osservatorio permanente sulle criticità del TMB, a margine della quale sono state analizzate le schede di valutazione sulla qualità dell’aria distribuite nelle settimane precedenti alla cittadinanza, e in seguito raccolte. Il risultato del monitoraggio ha indotto i comitati di quartiere e le istituzioni municipali ad optare per una nuova manifestazione, con tanto di corteo e sit-in di protesta che, a quanto di apprende dalla stampa locale, è stata indetta per il prossimo 6 ottobre davanti al TMB in via Salaria 981. Intanto il coinvolgimento delle Istituzioni aumenta e sale fino alla Regione. Così come quello sul territorio, che coinvolge anche scuole e parrocchie. Staremo a vedere, sperando per il meglio.     

   

[Alessandro Quinti]

 

TMB Salario: la protesta - almeno quella - è condivisa.

TMB Salario: vuoti a perdere.


[Decoro urbano]  

 

Adottare una via della Capitale: l’ultima spiaggia per il decoro urbano. 

 

Nonostante l’estate sia inesorabilmente agli sgoccioli - ancora caldi - ecco apparire all’orizzonte l’ultima spiaggia per salvare dal degrado e dalle buche - spesso voragini - le strade del caput mundi. Eh si, perché l’appello lanciato dal Sindaco di Gaiole in Chianti, cittadina in provincia di Siena che porta il titolo di Comune più vivibile d’Europa, è in tal senso esemplare, vedi qui. Già, in quanto essendo presente sul territorio capitolino una via Gaiole in Chianti - strada giudicata, a ragione, dal primo cittadino del Comune senese brutta e sinonimo di degrado urbano - e non rappresentando come si dovrebbe la bellezza e la qualità di vita del Comune stesso, è scattata la proposta di “adozione a distanza” della strada in oggetto per avviare un percorso di risanamento condiviso. Un esempio che potrebbe essere esteso a tanti altri Comuni italiani che, in virtù della toponomastica che li riguarda, diventerebbero co-artefici del ripristino del decoro urbano di Roma. Insomma, in sintesi, la nuova tendenza consisterebbe, da parte dei Sindaci dei Comuni italiani, di prendersi cura delle strade che portano il nome della loro città per tenere alto quel nome e l’onore del paese di turno. Una proposta che, con tutto il rispetto per gli 8.000 Comuni sparsi sul territorio nazionale, lascia però quanto meno interdetti, se non basiti. A questo punto siamo arrivati. Al fondo del fondo del barile. Se da un lato, quello del Comune, qualunque esso sia, al di là della fattispecie, è comprensibile e lodevole - seppur interessata e un tantino autocelebrativa - la volontà di essere rappresentato degnamente da una Via nella Città Eterna, dall’altro, quello dell’amministrazione capitolina destinataria della proposta, l’idea che Roma divenga la Capitale di tutti, e che quei tutti si debbano interessare dunque al decoro delle vie intitolate ai vari paeselli, dovrebbe veramente indurre serie riflessioni sullo stato attuale delle nostre strade e della nostra quotidianità. Roma è la Capitale d’Italia, per carità di Dio, ma è prima di tutto la città dei romani, che quotidie la affrontano, la attraversano, la amano e la odiano allo stesso tempo, perché la desidererebbero bella, pulita e decorosa come tanti piccoli comuni del Bel Paese. Meditate amministratori, meditate.     

 

[Alessandro Quinti]


[Ambiente e territorio]  

 

La raccolta dei rifiuti nella Capitale: un cocktail dal sapore amaro. 

 

Rimbalzano sul web le notizie relative ai rifiuti abbandonati sul territorio capitolino a destra e a manca - a proposito è ripartita dai municipi pari, dopo la pausa estiva, la consueta raccolta gratuita dei rifiuti ingombranti - e alle conseguenti segnalazioni che, grazie ai social, in taluni casi contribuiscono ad identificare gli autori del gesto. Eh va beh. Saranno soddisfazioni anche queste, ma non sufficienti a sanare un pantano nel quale siamo scivolati, quasi irrimediabilmente, senza accorgercene. Quello dell’incuria del territorio, dell’abitudine al degrado, al brutto, al trascurato. Basta che non leda i confini della nostra abitazione. Patetica traduzione e sintesi del più profondo egoismo dilagante e proliferante nella società contemporanea.

La raccolta dei rifiuti a Roma è un problema, una criticità da tanti anni, non è davvero una new entry. Le isole ecologiche rappresentano un contributo necessario, quanto lo sarebbe la civiltà dei cittadini nell’utilizzarne a pieno le potenzialità. L’esempio del TMB Salario risulta emblematico in tale direzione; il raggiungimento di una quota alta di differenziata - almeno il 70% - è infatti, com’è noto, conditio sine qua non per ipotizzare la chiusura dell’impianto di trattamento meccanizzato biologico dei rifiuti “indifferenziati” in questione entro il 2019.

Ma cerchiamo di essere - non senza fatica - ottimisti. L’unione fa la forza. La sinergia oggi appare vincente. La condivisione è di moda. E allora auspichiamo la collaborazione dei due attori principali: da una parte le Istituzioni, nel garantire una raccolta ordinaria efficiente; dall’altra la cittadinanza, nell’adottare comportamenti virtuosi nel rispetto delle regole del buon vivere civile, avvalendosi dei tanti strumenti offerti, dalle isole ecologiche ai servizi di raccolta a domicilio alle giornate di ritiro gratuito degli ingombranti. Basta poco, che ce vò! Nella speranza che il prossimo futuro non abbia bisogno delle gogne social circolate in questi giorni.     

 

[Alessandro Quinti]


[Eventi sostenibili

 

A Roma la gara delle barche "riciclate": il 16 settembre al lago dell'Eur.

Vedi qui


[La vicenda TMB Salario] 

 

TMB Salario: la protesta - almeno quella - è condivisa. 

 

Non possiamo non continuare a seguire gli sviluppi della vicenda del TMB Salario: una cartina di tornasole politico/amministrativa piena di luci e ombre. Dai risvolti legati alla salute pubblica dei cittadini residenti - stiamo parlando di 50.000 abitanti "infastiditi" dagli odori provenienti dal TMB - alle sorti della "determinante" modalità di raccolta differenziata, unica via di salvezza per immaginare la chiusura dell’impianto del trattamento meccanizzato biologico dei rifiuti “indifferenziati” in questione, in sovraccarico e a rischio collasso.

Come si apprende dalla puntuale stampa locale, nei giorni scorsi, come annunciato, a Piazza Sempione, nella sede del III Municipio, si è svolta l’importante riunione dell’Osservatorio permanente sul delicato, quanto annoso, tema in oggetto. In seguito alla raccolta delle schede di monitoraggio sui miasmi, e degli effetti di quest'ultimi sulla qualità dell’aria, la decisione dei comitati di quartiere - affiancati dalle istituzioni municipali - propende per una nuova mobilitazione di piazza, condivisa e partecipata. Obiettivo: stoppare subito le nauseabonde esalazioni e definire la chiusura dell’impianto entro il 2019. Intanto il fronte della protesta si allarga al limitrofo II Municipio - i cui vertici hanno garantito il loro impegno per sbrogliare l’intricata matassa - investito dal fetore nella zona di Piazza Vescovio, e non solo.

Il gioco dunque si fa duro: la posta è alta. In ballo c’è, oltre la credibilità di una classe politica, la salute pubblica dei cittadini e il loro diritto a respirare serenamente, per non parlare delle ricadute economiche e sociali subite dai quartieri interessati dal "disagio". Si preannuncia quindi un coinvolgimento delle istituzioni a tutti i livelli. La battaglia continua.  

 

[Alessandro Quinti]  


[Il fatto] 

 

TMB Salario: vuoti a perdere.

 

Nel già difficile quadro di un’emergenza rifiuti “a singhiozzo” in cui la Capitale vivacchia da troppo tempo - da più parti oggetto di attenzione e denuncia - la vicenda, a tinte fosche, del destino dell’impianto TMB Salario - TMB sta per trattamento biologico dei rifiuti indifferenziati - appare all’occhio del cittadino semplice quasi incomprensibile. Aperto nel 2011, il TMB, com’è ampiamente raccontato dalla stampa locale, ha manifestato evidenti criticità in termini di sovraccarico e di inaccetabili esalazioni che hanno causato levate di scudi e accese proteste da parte dei malcapitati cittadini residenti di un intero quadrante abitativo. Le innumerevoli polemiche e schermaglie politico/amministrative, che rappresentano un capitolo a parte, si sono sprecate. Un bestiario che è tutto un programma, con annesse corti dei miracoli degne della migliore narrativa italiana e straniera. Poi, come si sa, piove sul bagnato, ed ecco arrivare ad insaporire l’estate 2018 la tegola del “treno della vergogna”: 700 tonnellate di “misteriosi” rifiuti destinati all’estero, che hanno stazionato nei container lungo i binari tra Villa Spada e Nuovo Salario per due mesi sotto il sol leone. Dopo dichiarazioni, contro-dichiarazioni, manifestazioni e quant’altro è intercorso tra i vertici del Municipio III e il Campidoglio il “dado è stato tratto”. Il treno dei rifiuti - “rifiutato” dalla Germania - è arrivato al TMB Salario e in circa dieci giorni - il 24 agosto - è stato completato lo sversamento all’interno del già oberato impianto, con la collaborazione di un altro TMB privato. Ma non è finita qui. I forti e insistenti odori hanno continuato ad interessare un’area sempre più vasta, e l’intervento dei gabinetti preposti, giudicato da alcuni strumentale per tempi e modi, ha infiammato ulteriormente la questione. E adesso? Cosa accadrà? Nelle immediate vicinanze dell’impianto sono stati distribuiti alla cittadinanza questionari per monitorare la condizione dell’aria ed è pronta un’App per le segnalazioni. Intanto la politica fa il suo mestiere e i suoi interessi, che speriamo coincidano, almeno per una volta, con quelli dei comuni cittadini. Da anni si fa un gran parlare della chiusura dell’impianto entro il 2019 o della riconversione dello stesso, il tutto legato a filo doppio all’aumento - almeno fino a quota 70% - della raccolta differenziata. Ma per ora nulla è cambiato sotto il cielo del TMB Salario. L’attesa di una soluzione condivisa continua…

 

   [Alessandro Quinti]


[Il parco pubblico] 

 

"C'è un cuore che batte nel cuore di Roma". Villa Borghese: la magia del parco pubblico più amato dai romani. 

 

"C'è un cuore che batte nel cuore di Roma", cantava  e continua a cantare nei suoi concerti live, il grande Antonello Venditti. Ricordate? E quel cuore era e sarà sempre Villa Borghese: il parco pubblico più amato dai romani, e dai turisti, che a tutte le ore del giorno lo attraversano, lo percorrono da un capo all'altro. A piedi, in bicicletta, a bordo dei caratteristici risciò o dei veicoli elettrici, sul trenino del Bioparco oppure, sfidando la gravità, sfrecciando sui moderni velocipedi!

E' un parco storico che, pensate, quest'estate ha compiuto 115 anni - ha aperto i suoi cancelli al pubblico il 12 luglio del 1903 -. Una meravigliosa passeggiata tra passato e presente dunque: emozioni e ricordi indimenticabili. Ma entriamo insieme. Seguitemi...

 

“Villa di delizie”, è il risultato finale che aveva in mente il cardinale Scipione Caffarelli Borghese, nipote di papa Paolo V, quando all'inizio del Seicento comprò una serie di terreni e vigne attorno alla proprietà di famiglia.

Del progetto furono incaricati i due architetti Flaminio Ponzio e Giovanni Vasanzio , che diedero inizio ai lavori nel 1606. Ventisette anni dopo, durante i quali erano intervenuti artisti del calibro di Pietro e Gian Lorenzo Bernini, Villa Borghese era ormai completata in larga parte: 80 ettari di parco, intervallati da 35 fontane, 15 edifici minori, 14 fabbricati artistici, 10 monumenti e una ricca collezione di statue e sculture.

Modificata nel 1766 per volere del principe Marcantonio IV (che fece realizzare il Giardino del Lago), l'area venne acquisita al patrimonio del Comune di Roma nel 1903, al prezzo di tre milioni di lire di allora. Dedicata alla memoria di Umberto I, venne aperta al pubblico il 12 luglio dello stesso anno.

 

Oltre ad essere il terzo più grande parco pubblico della Capitale - dopo Villa Doria Pamphili e Villa Ada - Villa Borghese è un luogo di grande fascino artistico che richiama milioni di turisti all'anno, grazie soprattutto alla ricca collezione conservata nell'ex Casino Nobile, ribattezzato Galleria Borghese, senza pari al mondo per la quantità e l'importanza delle opere del Bernini e del Caravaggio che custodisce.

 

Un grande cuore verde: così si presenta, sulla cartina, il parco più famoso e, sicuramente, il più vivo e amato di Roma.

 

Oggi la villa, dai molteplici volti, riesce ad offrire attrazioni e divertimenti di vario tipo.

È apprezzata da chi ama passeggiare e correre all’aria aperta, dalle famiglie che si raccolgono sui prati attorno a colorati picnic, dagli estimatori d’arte che godono della presenza di numerosi musei. Fiore all’occhiello della villa, come già ricordato, il Museo e Galleria Borghese, con le meravigliose sculture, oltre al Museo Carlo Bilotti (Aranciera di Villa Borghese) che annovera nella sua collezione opere di De Chirico, Severini, Warhol, Rivers e Manzù, e la casa-studio dello scultore Pietro Canonica. Questi due Musei Civici fanno parte degli 8 “piccoli” che offrono a cittadini e turisti l’ingresso gratuito tutto l’anno.

All’interno del parco un vasto giardino zoologico, il Bioparco, ospita animali di ogni genere attirando ogni anno migliaia di visitatori, e il Silvano Toti Globe Theatre, unico teatro elisabettiano d’Italia, nato nel 2003 grazie all’impegno dell’Amministrazione Capitolina e della Fondazione Silvano Toti per una geniale intuizione di Gigi Proietti. Ogni estate il teatro ospita una ricca programmazione di opere shakespeariane.

Ma la grande oasi verde non ha ancora esaurito le sue attrazioni. I bambini si possono divertire nella ludoteca a loro dedicata Casina Raffaello, o fare un giro sul trenino, mentre gli amanti del cinema hanno uno spazio creato appositamente per loro, la Casa del Cinema. Inoltre, se il clima lo consente, si può noleggiare una barca al Laghetto. E per finire, tra i numerosi eventi che ospita ogni anno è da non perdere, a maggio, il concorso ippico di Piazza di Siena, con l’atteso rituale del Carosello dell’Arma dei Carabinieri. 

 

[Alessandro Quinti]


[La segnalazione

 

Il lento declino del Parco delle Sabine. 

 

Nei circa due anni trascorsi dal caso della “morìa di pesci” nel laghetto di Largo Labia, nel quartiere Serpentara, era l’estate del 2016, forse lo ricorderete - denunciato dalla Protezione animali capitolina -, l’Associazione Tutela Parco delle Sabine ha continuato indefessamente a lanciare l’allarme “declino” per l’intero Parco in completo stato di abbandono, tra incendi, mancata manutenzione e annosi contenziosi. Ma nel frattempo poco o nulla è cambiato. 

 

Il Parco delle Sabine - 147 ettari di verde tra Fidene e Serpentara - uno dei polmoni verdi del III Municipio, sta infatti vivendo una stagione di lento ma inesorabile declino.

Lo scenario attuale è quello di viottoli impervi e aridi, alberature morenti, vegetazione incolta e un diffuso senso di incuria. E l’avvicinarsi del caldo estivo preoccupa. A ben poco sono serviti i lodevoli sforzi dei volontari per cercare di rendere più vivibile l’intera area, nel tentativo di salvare il salvabile.

È quanto non smette di segnalare l'Associazione Tutela Parco delle Sabine - che, com’è noto, da molti anni è in prima fila per il controllo e la difesa di questa importante risorsa ambientale del III Municipio - sottolineando che la causa del degrado risiede nell’ormai annoso contenzioso per il passaggio di consegna al Comune da parte della società costruttrice sulla manutenzione del Parco che però, da quanto si apprende dalla stampa locale, si troverebbe attualmente in procedura fallimentare. La richiesta accorata ed unanime risulta pertanto quella di un rapido intervento di Roma Capitale sulla questione per sbrogliare definitivamente l’intricata matassa burocratica, di certo non più procrastinabile, con l’obiettivo di restituire ai cittadini residenti quello che è stimato -  escludendo le ville comunali - come uno dei parchi più estesi della città. Una straordinaria oasi naturalistica dunque, da gestire e valorizzare con competenza e lungimiranza.  


[L'inaugurazione

 

Luiss, il parco di Villa Blanc riapre al pubblico: novemila metri quadrati per tutti.

 

Il 18 giugno, dopo anni di abbandono e dopo 5 anni di lavori di riqualificazione e di recupero, apre al pubblico il complesso di Villa Blanc.

 

La giornata di inaugurazione non ha solo l’obiettivo di far partecipare tutti i residenti, ma vuol essere una festa per tutta la cittadinanza di Roma.

 

Più di novemila metri quadrati di verde, aree giochi distinte per età, un campo polivalente per minibasket e pallavolo ed in più numerosi attrezzi ginnici a disposizione di tutti, nuove panchine ed un nuovo impianto luci, accessibile da piazza Winckelmann: il tutto grazie ad una convenzione firmata nel 2011 con il Comune di Roma.

 

Il parco sarà aperto al pubblico tutti i giorni dall’alba al tramonto: dal 1 ottobre al 31 marzo dalle 7.30 alle 19 e dal 1 aprile al 30 settembre dalle ore 7 alle ore 20. L’entrata si trova di fronte all’Istituto Comprensivo che ospita la Scuola media statale Rodolfo Lanciani e la Scuola elementare statale "Brasile" collegata al Protettorato di San Giuseppe di via Nomentana. La manutenzione sarà garantita dall’Università intitolata a Guido Carli.


[Il commento

 

La rinascita delle ciclabili: una scommessa per la città di Roma. 

 

Ora che gli 11 chilometri della pista ciclabile Ponte Milvio - Castel Giubileo sono finalmente restituiti ai romani - seppur tra polemiche e code di problemi manutentivi etc - si deve guardare avanti con ottimismo!   

Non va dimenticato che quella che è sempre stata una delle ciclabili più amate dai cittadini - dai grandi ai più piccoli - versava infatti ormai da troppo tempo in uno stato di difficile praticabilità.

Il fondo stradale era fortemente - e a volte pericolosamente - danneggiato, la vegetazione dai bordi si era “trasferita” al centro della carreggiata, e non era raro imbattersi - nell’ambito di un percorso già accidentato - in vere e proprie discariche a cielo aperto.

Tutto ciò, però, non impediva ai ciclisti più coraggiosi di “avventurarsi” ostinatamente lungo il tracciato, spinti dall’irrefrenabile e sacrosanto desiderio di pedalare all’aria aperta nella propria città.

Ora che la ciclabile di Roma Nord è tornata ad essere pienamente percorribile, in un contesto di decoro e sicurezza indubbiamente migliorabile, è dunque altrettanto sacrosanto l’augurio che anche gli altri spazi della Capitale dedicati alle due ruote ritornino ad essere facilmente fruibili da parte di tutti gli utenti “muniti” di bicicletta - una categoria in sensibile aumento - eliminando "concretamente" le criticità che nel corso degli anni li hanno - spesso - trasformati in “percorsi ad ostacoli”. Così come è altrettanto auspicabile che gli interventi ex novo diretti a creare ciclabili "utili" ed “intelligenti” vengano portati a termine in tempi ragionevoli, senza devastare la già difficile quotidianità dei cittadini residenti, e non solo.

 

[Alessandro Quinti] - Direttore Editoriale


 

URBAN NATURE

 

Evento tutto dedicato alla Natura urbana attraverso il quale vengono invitati i cittadini ad esplorare, conoscere e ‘ri-costruire’ la biodiversità delle metropoli italiane.

L’anno scorso questa grande festa della natura nelle città si è celebrata Domenica 15 Ottobre in più di 50 centri urbani (tra cui Roma, Trieste, Bologna, Milano, Genova, Firenze, Perugia, Chieti, Rovigo, Napoli, Potenza, Catania, Palermo, Caserta, Bergamo, Lecce, Livorno, Pistoia, Taranto, etc). Più di 300 volontari hanno collaborato con noi all’organizzazione di più di 100 iniziative adatte a grandi e piccini. 130 squadre si sono cimentate nelle cacce al tesoro di biodiversità, tantissime famiglie hanno partecipato alle visite guidate insieme ai nostri esperti, scoprendo in maniera divertente la biodiversità dei centri urbani in cui vivono.

La scorsa edizione è stata un successo ed ora è in preparazione Urban Nature 2018 per approfondire visita il sito WWF https://www.wwf.it/urban_nature.cfm

 

 


[La polemica

 

Il Giro d’Italia vs le buche di Roma: una gara senza vincitori. 

 

Anche questo 101esimo Giro d’Italia dunque si è concluso, non senza polemiche, forse in parte risparmiabili agli utenti, più o meno sportivi. Nel senso che, se è vero - e i cittadini romani sanno bene che è vero - che la condizione delle strade della Capitale - dal centro alla periferia - rappresenta una indubbia e crescente criticità, è pur vero che soffiare sul fuoco delle facili discussioni legate a una vexata quaestio qual’è quella del manto stradale urbano di Roma a margine di un evento così significativo non è realmente utile a nessuno, men che meno all’immagine che ne deriva a livello mediatico. Certo il problema sussiste, eccome, e a quanto pare ha effettivamente influenzato la parte finale dell’ultima tappa, nonostante sia altrettanto noto l’impegno profuso dall’amministrazione capitolina per “tappare” - scusate il gioco di verbo - perentoriamente tutto il tappabile. E allora la ragione dove sta? Chi ce l’ha in tasca? O crede di averla? Si vedrà. La querelle è nelle mani degli organismi competenti. Ma perché rovinare il profondo significato simbolico che è stato alla base di questa edizione del “Giro”, ovvero la partenza e l’arrivo da e in un due Città Sante, Gerusalemme e Roma. Cui prodest? Si tratta quindi in buona sostanza di schermaglie politiche che evidenziano tutte le difficoltà di una campagna elettorale mai chiusa? Se si, nulla hanno a che fare con la passione sportiva di noi semplici cittadini, spettatori, ancora una volta, di una gara tutta da correre. Che vinca il migliore, per il Paese. 

 

                         [Alessandro Quinti]


[Ambiente

 

Parco Talenti: miraggio o realtà? 

 

Quale destino per Parco Talenti, i 40 ettari di verde pubblico attesi con ansia dalla cittadinanza del III Municipio di Roma, trasformatisi nel tempo in una “eterna area cantiere"? Nonostante l’impegno profuso dalle Istituzioni municipali - da quanto si legge sulla stampa  locale - l’iter si prospetta ancora lungo. 

È dal lontano 2001 - anno della firma della Convenzione - che il III Municipio (allora IV) della Capitale attende la realizzazione di questo Parco, previsto in compensazione delle cubature edificatorie del Rione Rinascimento. Ma a tutt’oggi quest’area destinata a verde pubblico, tra nastri e transenne, appare sostanzialmente un cantiere in corso d’opera.

Doveva essere un parco attrezzato dotato di spazi innovativi, di cui i residenti avrebbero bisogno “come il pane”, considerando l’aumento esponenziale del traffico locale e delle relative emissioni inquinanti, nonostante si faccia un gran parlare di "mobilità sostenibile” - argomento al quale andrebbe dedicato un capitolo a parte -.

Invece la realtà è sempre stata sotto gli occhi di tutti, e ad evidenziarla ci hanno pensato - come spesso avviene nel nostro "Bel Paese" - associazioni e comitati dotati di “buona volontà”, che attraverso numerose campagne social e mediatiche hanno rilanciato più volte la problematica, sottolineando ripetutamente la necessità di giungere in tempi rapidi alla completa realizzazione - e conseguente consegna - di questa preziosa area del III Municipio capitolino.

D’altronde, si sa, la speranza è - quasi - sempre l’ultima a morire!