Antiche targhe romane
Targhe dei mondezzari:
A Roma quotidianamente le immondizie domestiche venivano lasciate in piazze e vicoli, questa era l’abitudine nel ‘700 fino a circa la metà del ‘800, tanto da creare un “mondezzaro” che dopo settimane finalmente un carretto provvedeva a portar via.
Il fetore era inevitabile in tale situazione igienico-sanitaria e intorno alla metà del ‘700, benché all’epoca in pochi sapessero leggere, apparvero targhe sui muri delle strade, specie agli angoli di palazzi signorili, dove un’alta carica amministrativa, il Presidente delle strade, faceva divieto di gettare immondizia e creare mondezzari. I testi di tali editti erano piuttosto simili, alcuni riportavano anche le pene previste in caso di contravvenzione al divieto: multe, cattura personale, pene corporali.
In molte vie e piazze principali erano presenti in bella mostra i pali della “iustitia” dove, ad una corda fatta passare in una carrucola, venivano legati i polsi dei condannati per poi strattonarli più volte come punizione, fino a provocare la lussazione delle spalle, il tutto sotto gli occhi dei cittadini quale ammonimento.
Al fine di mantenere pulite le strade vicino alla chiese, erano affissi divieti in cui veniva minacciata la scomunica per i trasgressori.
Targhe di proprietà:
A Roma, tra vicoli e rioni del centro, è facile trovare sui muri epigrafi che attestavano la proprietà degli immobili. Ve ne sono di vari tipi, risalgono al 1500-1800, riportano il nome di singoli indivudui o delle famiglie (spesso accompagnato da espressioni quali “libera da canone” o simili per indicare che la casa non era soggetta a pagamento di alcun affitto) o di ordini religiosi o confraternite che possedevano l'edificio. Testi (in latino o italiano) simboli o immagini venivano scolpiti su pietra e affissi in alto per evitarne la rimozione, sempre in posizione ben visibile vicino all'entrata, servivano a evitare le occupazioni clandestine. A volte indicavano anche l’anno di entrata in possesso, il piano, oppure il numero progressivo (se il titolare possedeva più di una casa), e l’eventuale diritto di trasmissione agli eredi.
Targhe delle alluvioni:
Roma fu soggetta a inondazioni sin dal V secolo aC., in occasione ditali calamità venivano applicate delle targhe sui maggiori edifici cittadini, a futura memoria dell’evento.
Ve ne sono molte nella città, in alcuni punti maggiormente come ad esempio sul muro esterno di Castel Sant’Angelo, il Porto fluviale di Ripa Grande e la Chiesa di Santa Maria Sopra Minerva.
Sulle targhe più antiche veniva raffigurata una mano indicante col dito il livello raggiunto dai flutti, l’anno relativo e a volte un breve commento.
Nei primi anni dell’800, per visualizzare meglio il livello raggiunto dell’acqua, furono introdotti gli idrometri, cioè scale graduate affisse ad un muro o alla parete di un edificio.
Facendo ricorso a documenti, incisioni ed altre fonti storiche, si è potuto stabilire che un totale di 122 targhe furono affisse fino al 1937, l’anno di cui Roma subì l’ultima inondazione.
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